Mi parlò di
Incertezza, Terremoto ed “Esilio Esistenziale”
Il Prof. Rocco Pollice l’ho conosciuto una sola volta e mi
stava aiutando nella realizzazione di un piccolo reportage. La prima volta che
l’ho contattato fu tramite email per richiedere un suo contributo.
La sua disponibilità, anche attraverso le risposte scritte,
faceva venir voglia di fare un grande lavoro.
Dopo alcuni giorni lo chiamai sul cellulare per definire il
giorno in cui avrei potuto intervistarlo; prima di comporre il numero ero un
po’ intimorito perché quando parli con un Professore ti aspetti uno serioso.
Invece, da subito si rivelò prima ancora che uno di quei professoroni, un
essere umano; si rese subito disponibile per qualsiasi giorno avessi in mente. Così decidemmo giorno, data e luogo.
Arrivai il giorno stabilito davanti l' Ospedale San
Salvatore; lo chiamai al telefono e lui mi disse di recarmi davanti al pronto
soccorso dove avrei trovato due sue assistenti.
Fatto ciò, ci recammo nella sede del centro”Smile” di cui Rocco Pollice era Direttore e che lo stesso contribuì a far nascere subito
dopo il Sisma del 6 Aprile 2009, per risolvere e studiare i problemi
psicologici dei ragazzi nel Post-Terremoto.
Arrivato all’interno del centro “Smile” finalmente lo vidi,
ma un solo attimo, di sfuggita. Mi disse che c’erano alcuni membri del
ministero a cui stava facendo visitare il centro. Dopo qualche minuto si riuscì
a liberare e ci recammo, dopo esserci presentati, verso la stanza in cui
avremmo realizzato l’intervista.
Era un bell’uomo, fresco e distinto, giacca e cravatta; ma
si vedeva subito che prima di essere un bravissimo professore era un bell’uomo
dentro.
Appoggiando il cavalletto sulla scrivania presente nella
stanza, cominciai a sistemare l’attrezzatura per le riprese e lui mi chiese
come mai avevo intenzione di fare un
reportage sui giovani, l’aquila ed il terremoto. Rimase subito colpito
dall’argomento tant’è che con mio stupore mi disse “…allora visto che si parla
di giovani la cravatta la tolgo, sennò sono veramente noioso…” quindi toltosi
la cravatta e sbottonatosi il primo bottone della camicia, tirò fuori l’ipad
per rileggere le domande che avevamo preparato per l’intervista e dopo aver
sistemato le telecamere cominciammo a fare questa bellissima chiacchierata sui
giovani e l’Aquila.
Una discussione intensa in cui si parlava dei suoi studi
sulla depressione silente negli aquilani e soprattutto nei giovani condotti con
il prof. Massimo Casacchia; era entusiasto del suo, ma soprattutto del lavoro
delle sue collaboratrici. Infatti, mi chiese più volte di riprendere anche
loro che "..lavorano il doppio, il triplo delle ore rispetto al normale...".
Continuammo la discussione per più di mezz’ora e lui rimase
particolarmente colpito, ed io a sua volta per quello che mi disse, da alcune
mie espressioni; egli affermò “…guardi, il termine che lei ha utilizzato ed
essendo giovane mi piace molto che l’abbia utilizzato e l’abbia
pescato...”smarriti”…lo smarrimento forse in verità è proprio la cosa che più
frequentemente è possibile trovare negli occhi o nella testa dei nostri
ragazzi; cioè l’incapacità e l’impossibilità di potersi orientare verso
qualcosa o lontano da qualcosa…”. Rocco Pollice, ed anche in questa sua
dichiarazione lo si può notare, era un uomo che teneva molto ai ragazzi ed al futuro
di questi e dell’Aquila; non sembrava uno che potesse arrendersi facilmente ed
era una persona estremamente gentile. Una semplice dimostrazione sta nel fatto
che al termine dell’intervista, una volta che ebbi ritirato tutta
l’attrezzatura, mi portò nel suo ufficio e li mi regalò una chiavetta usb in
cui mise alcuni file dicendomi “..questi possono essere utili per il tuo
reportage, sono degli studi che abbiamo effettuato dal sisma ad oggi..”. Ci
salutammo così, con altro materiale per il reportage che lui di spontanea
volontà mi diede per fare un lavoro più completo.
Io il Prof. Rocco Pollice l’ho conosciuto una sola volta ma
non lo scorderò mai più…..
Nel cercare di capire il perché di quel gesto, se dovesse essere
confermato che si tratti di suicidio, sono andato a rivedere l’intervista che
feci ormai nove mesi fa e ho deciso di pubblicarne uno stralcio che nel
reportage “L’Aquila Giovani Terremoti Attentati” non inserii, ma nel quale
Rocco Pollice parla di Incertezza, ricostruzione e di “esilio esistenziale”.lorenzo p.
lorenzo.petrilli@libero.it
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